Il titolo è catastrofista e ingiusto per l’occasione, ma devo dire che è utile per contestualizzare il mio primo pensiero, e cioè come bypassare il ponte Morandi crollato a Genova, e non incorrere in inutili perdite di tempo ottimizzando il viaggio.
Ad ogni modo, si riparte, neanche quattro giorni dopo l’arrivo da Napoli-Latina, a noi del resto, i periodi piacciono così o massacranti o abulici, non abbiamo vie di mezzo.
Ad Albissola Comics sono venuto il primo e il secondo anno, curiosamente ho fatto da apripista, io che non faccio mai da nave scuola alle prime edizioni, ma convinto da un suadente Stefano Grasso, al tempo accettai e, devo dire, non me ne pentii, visto che la formula mi piacque subito. Non ho fatto così fatica ad accettare l’invito, visto che quest’anno avevo due libri in uscita.
Sono partito intorno alle 16,00 del pomeriggio, fiducioso del viaggio che speravo fosse tranquillo e volevo una guida rilassata e senza troppi patemi, in una giornata grigiastra e poco conforme a un periodo nel quale il nostro subconscio pensa già alle spiagge ed ai costumi da bagno.
Il poster della manifestazione, con il Batman di John Bolton.
Preoccupato dalla forzata deviazione del ponte Morandi, crollato l’agosto scorso con relativi strascichi politici al seguito, avevo preso informazioni preventive per saper come muovermi per oltrepassare l’interruzione.
Ad ogni modo è facile, la cosa migliore è uscire a Genova Bolzaneto (lo dico per i futuri fruitori dell’informazione) e rientrare a Genova Aeroporto, ed evitare le indicazioni dell’autostrada che non vi fa uscire da essa ma vi fa allungare il tragitto di circa una 45ina di chilometri.
Arrivo ad Albisola dopo tre ore, (all’uscita autostradale il nome della cittadina è con una “s” sola), perché i campanili hanno voce anche da queste parti e la differenza della doppia consonante sta ad indicare la città di Sopra da quella situata di Sotto, in una diatriba territoriale degna di una commedia all’italiana. Nel senso che Albisola è quella di sopra, e cioè prima del fiume, quella con la doppia è situata dopo il fiume, ora se noi italiani dovessimo valutare da queste cose la nostra reputazione nel mondo, ditemi voi come dovremmo essere considerati.
Arrivo al Park Hotel in contemporanea ad un altro giovane virgulto che, al momento di scaricare i bagagli, dimostra di conoscermi chiamandomi per nome: è Ivan Calcaterra, un collega della Bonelli e nello specifico proprio di Nathan Never (ma adesso in forze tra le truppe di Dragonero/Senz’anima), che conosco da anni ma che non ho mai incontrato personalmente.
Familiarizziamo subito e dopo un veloce check-in prendiamo possesso delle stanze, in una struttura che già dalla hall appare abbastanza fuori dal tempo, con questi toni pastello e sul rosa e con uno stuoino di pelo bianco steso su un divanetto che richiama una casa di bambole d’antan, un po’ sinistra e gestita da una anziana signora dall’aspetto improbabile ma simpatica ed accogliente. L’arredamento della camera è fermo agli anni ’70 ( e sono generoso), pulita sì, ma collocata fuori dal tempo.
Chiamiamo Dario dell’organizzazione, giusto e avere le ultime dritte e poi ci dirigiamo sul lungomare verso il ristorante deputato alla nostra ristorazione: il Prana, che sarà il nostro rendez-vous alimentare della manifestazione.
Al primo piano della struttura chiaramente degli anni ’60 (che non si fa fatica a riconoscergli la vocazione vacanziera di stabilimento balneare), ci sono già degli ospiti che praticamente hanno finito la loro cena e sono: François Corteggiani, Aldo Di Gennaro, Stefano Babini e SergioTisselli, al tavolo vicino, ma non lo riconosco, mi dicono in un secondo momento che c’è John Bolton.
Con Calcaterra iniziamo una cena già concordata dall’organizzazione e poco dopo arriva anche Dario Isopo con Riccardo Mannelli e consorte, che era andato preventivamente a prendere alla stazione. Ceniamo conversando amabilmente con gli altri, Mannelli è un simpatico pistoiese trapiantata a Roma, dissacrante e critico ma molto simpatico, non è difficile intavolare una chiacchierata con lui. Più tardi decidiamo di alzarci e, dopo un breve saluto a Claudio Castellini che nel frattempo si era seduto vicino a noi, decidiamo di terminare la serata ad un pub lì vicino.
Le birre rosse non sono male, ma io e Calcaterra una volta bevute e con gli orecchi trucidati dal volume del gruppo che suonava là dentro, tra una canzone dei Deep Purple e una degli ACDC, decidiamo di rientrare, come si dice: “Si è fatta una certa…”, la passeggiata per tornare è lunga anche se piacevole, ed io tra l’altro, oggi mi sono anche fatto i miei otto chilometri di running.
Il Park Hotel mi aspetta, per il report e per il dolce oblio che possono offrirmi quei due letti i da una piazza, solitari, tristi e accoppiati come fossero una camerata militare, in un parallelismo tanto squallido quanto anacronistico.
Ma so che non avrò problemi ad addormentarmi.
La mattina il buffet della colazione è molto più fornito di quello che mi aspettavo, e i cornetti non sono affatto male anche se un po’ unti, mi incontro con Calcaterra e poco dopo arriva Claudio Castellini con cui scambiamo quattro chiacchiere.
La giornata è incerta, come da previsioni, ma migliorerà in un crescendo costante fino a diventare soleggiata, noi ci incamminiamo carichi ci cartelle lungo la passeggiata, ci dividono una decina di minuti di camminata per arrivare nel centro di Albissola, cittadina che si sviluppa srotolandosi sulla costa.
Al check-point, situato sotto una tenso-struttura in una delle piazze centrali, mi viene detto che lo “spazio” che dovrebbe ospitarmi, non è ancora aperto, e devo aspettare Dario Isopo che ha le chiavi. Ora, dovete sapere che la caratteristica di questo festival è che la maggior parte degli autori, sono ospitati all’interno di negozi o fondi commerciali, dove è possibile esporre originali in tutta tranquillità, oltre che avere il contatto diretto con i lettori che vengono a parlare con te, acquistare i tuoi libri, o farsi fare commissioni ad hoc, usanza che, sempre di più, sullo stile americano, sta prendendo piede anche tra noi, obbligando colleghi a dichiarare i prezzi dei propri disegni in base alle caratteristiche di formati o piani di inquadratura. Questa caratteristica, che adesso è probabile sia diventata anche di altri festival, fu la cosa che ben otto anni fa, mi fece apprezzare questa manifestazione. Ad ogni modo io, nell’attesa, mi prendo tranquillamente un catalogo fresco di stampa, e mi siedo per leggerlo.
Dario qualche settimana fa, mi aveva fatto una bella intervista a doppio fronte, perché essendo stato stimolato dalla lettura del mio “Gli anni migliori” che, avendo rimosso ricordi di quel tempo che fu, mi aveva simpaticamente obbligato a fare a lui delle domande sullo stesso periodo, venendo fuori un’intervista molto simpatica, lunga ed articolata.
Al suo arrivo andiamo verso il fondo (proprietà della signora Renata Marchese, una splendida signora torinese, una scenografa-artista di installazioni di ottima fattura), prendo possesso dello spazio che dividerò insieme a Simona Mogavino e Alessio Lapo che, poco dopo arriveranno. Al tempo stesso, vista l’opportunità di appendere delle cornici al muro, insieme a due ragazzi messi a disposizione dall’organizzazione, allestisco lo spazio personalizzandolo.
Lo spazio a nostra disposizione, io col consenso di Simona e Alessio, l’avevo monopolizzato.
La giornata comincia così, con i primi avventori che entrano curiosando, chiedendo informazioni ed acquistando i libri che la libreria partner dell’evento ha provveduto ad ordinare, poi arriva Giuliano, un collezionista che ha tutto di me, e che conosco da tempo e con il quale ho collaborato per un portfolio, dopo aver acquistato l’ultimo libro e fattosi fare le dediche rimane a farmi compagnia e, parlando, poco dopo mi ricorda che oggi dovrò ritirare il mio premio, ed io sconcertato, come avesse detto l’ultima delle baggianate, gli sorrido negando. Lui stupito allora mi dice che invece ho vinto il premio come migliore Autore Completo ed io, che neanche sapevo dell’eventuale premiazione, gli dico chi cavolo gliel’ha detto, al che candidamente mi risponde che è stampato a chiare lettere sul catalogo… caspita, avevo saltato proprio quelle pagine e, per farmi una sorpresa nessuno mi aveva avvisato.
E la sorpresa effettivamente me l’hanno fatta.
La mattina è trascorsa con qualche risata fatta insieme ad Alessio, e molti avventori in cerca di dediche e libri, e devo dire che a confronto con parecchie altre manifestazioni, Albissola ha l’indubbio merito di mettere non solo a contatto diretto gli autori con i lettori e gli appassionati, ma anche di essere concentrata sul fumetto e autori e senza tutto l’ambaradan di “effetti collaterali” come cosplayers, youtubers e merchandising vario che oramai sembrano invece essere diventati i veri fulcri di altre convention di genere.
A pranzo tutti al Prana, qui troviamo anche Alessia Martuscello e Alberto Pizzetti con cui pranziamo insieme, poi di nuovo al nostro spazio, di cui siamo diventati i totali gestori.
Poco dopo l’apertura, l’arrivo di Dario Isopo con la scatola contenente le 100 stampe che l’organizzazione ha fatto stampare di un mio Batman (che insieme a Zorro era uno dei gran protagonisti della manifestazione) e che sarà distribuito gratuitamente alla firma per i primi fortunati che ne faranno richiesta, vengo a sapere che alle 15,00 comincia la mia sessione.
E puntualmente a quell’ora, si comincia a formare una fila che esce dalla porta per finire in strada di persone che richiedono il tuo autografo con dedica.
Ora, è anche normale che vedere la fila di persone in attesa di una tua semplice firma faccia piacere, diventa preoccupante quando però questo può indurre a manie di grandezza e deliri di onnipotenza del proprio ego, perché, e vorrei sottolinearlo, tanto entusiasmo e tanto riconoscimento è ha costo zero. È gratis e, dalle mie parti, si dice che gratis le persone prenderebbero anche i ceffoni in piazza: do you understand?
Parlando con Ivan, vengo anche a sapere che in certi casi, ad esempio, una commissione piuttosto semplice viene fatta pagare una ventina di euro, così come pare, anche delle semplici fotocopie firmate e che qualcuno mette impudicamente in vendita su eBay.
Ora, visti i prezzi di alcune commissions, mi verrebbe da dire che non esiste talvolta proporzionalità tra la vendita di una fotocopia seppur firmata, da uno schizzo fatto a mano, personale e unico. Questo giusto per ricordare a molti colleghi che il proprio lavoro ha, e sopratutto vale un prezzo che dovrebbe tenere conto della professionalità, del valore artistico e del rispetto del lavoro di chi lo fa, perché spesso questo viene dimenticato, per andare incontro a persone che non vogliono spendere per un originale, salvo poi acquistare per lo stesso prezzo una fotocopia.
Detto questo in maniera polemica, ma lo faccio per spirito di corpo, ma sopratutto per difendere ed onorare la professione che, mi sembra, circostanze, problemi e cattive abitudini contribuiscono a svilirne il valore.
La fila interminabile delle dediche su fotocopia del sabato pomeriggio.
Il pomeriggio continua molto incalzante, e dediche e vendite di libri si rincorrono fino alle 18,30 orario dell’inizio delle premiazioni dove, ovviamente, questa volta non possiamo mancare perché diciamocelo, se non fossimo stati protagonisti, come affermato nel report precedente, avremmo forse partecipato?
Siamo seri, e giusto per spirito di coerenza, come affermavo riguardo alle premiazioni del Comicon, queste accontentano solo i premiati, gli altri, nella migliore delle ipotesi, se ne fregano. Diciamo che questa volta il “baciato” sono io, e gli altri, ovviamente, sono a farsi uno spritz al bar dell’angolo.
Ma lo spritz ce lo concediamo anche noi, perché tra la fine della cerimonia e l’inizio della cena c’è ancora tempo, e al bar della piazzetta dell’info-point, è allestito un tavolo con degli stuzzichini che invitano a sedersi e noi, ovviamente accettiamo l’invito. Siamo Simona, Alessio, Ivan Calcaterra era all’ultimo momento, per strada, abbiamo imbarcato anche Enzo Troiano, ci sediamo accanto al tavolo dove sono seduti Caluri, Mangiantini e Cavaletto con famiglia e consumiamo l’ante aperitivo, consci che di lì a poco dovremo farne un altro, siamo oggettivamente degli sfacciati impenitenti. Intorno all’orario prestabilito ci alziamo per dirigerci verso il ristorante preposto alla cena, ma il tempo, che viste le previsioni è stato clemente e perfino generoso, sta cambiando al brutto, le lunghe giornate di questo periodo che permettono una finestra di luce molto ampia riescono già a mostrare i nuvoloni che si addensano, e l’aria fredda che comincia a spifferare fanno da preludio a quello che sarà la nottata della giornata di domenica.
La premiazione “senza premio”, con l’infaticabile e simpatico amico Dario Isopo che ha sopperito con la sua calda stretta di mano alla mancanza, per mancato recapito, del premio.
Lo spritz antecedente la cena: io, Simona Mogavino, Enzo Troiano, Alessio lapo e Ivan Calcaterra, sullo sfondo intravediamo Daniele Caluri e Andrea Cavaletto.
Di nuovo i nostri, e la coppia che ha condiviso la cena al ristorante Prana.
Anche la cena del sabato è al ristorante Prana, vero baricentro della manifestazione insieme al museo e alla sala incontri, come già detto, il ristorante è situato di fronte al mare, è di forma circolare e circondato da un ampia vetrata che permette di posare lo sguardo fino all’orizzonte, ha un ampio salone e un ballatoio al primo piano che perimetra tutto il locale: e stasera ci siamo davvero tutti.
Arriviamo che già la ressa al buffet è intensa e la lotta alla tartina all’ultimo sangue, la spiaggia di Omaha dell’operazione Overlord al confronto ai buffet degli aperitivi è un pic-nic in famiglia, prendiamo un nuovo spritz (più leggero e che al posto del prosecco avrà presumibilmente altro), ma le tartine, quelle poche alle quali arrivo, sono buone.
Poi la costituzione dei tavoli, anche qui la scelta con chi stare non è mai casuale, sembrano tutti disponibili ad andare con chiunque, ma osservano bene e stanno ben vicini a chi desiderano, ma anche questa è una consuetudine che, vista con leggerezza, è perfino divertente. Noi siamo i soliti, e al tavolo si aggiungono due signori coni quali mi presento ma con cui, stando nella parte opposta del tavolo, non ho il piacere di parlare. Mischiati tra i tavoli ci sono anche diversi appassionati di fumetti che riconosco, anche questa è una consuetudine della manifestazione, alla cena finale sono resi disponibili un tot numero di posti a prenotazione e, pagando autonomamente, appassionati, fans o semplici lettori, possono condividere il tavolo con gli autori che preferiscono, ma non so, a dire il vero, se i due ospiti al nostro tavolo sono tra questi o amici degli organizzatori.
La cena scorre tranquilla ma, a detta dagli organizzatori, un po’ troppo lenta, io sinceramente me ne accorgo solo guardando l’orologio ad una certa ora perché, in queste occasioni, il concetto di lentezza è molto personale. Decidiamo di raggiungere albergo a piedi, la passeggiata è di circa dieci minuti e sarebbe anche piacevole se l’aria non si fosse fatta fredda e cominciasse a soffiare un vento gelido che entra nelle ossa, ma l’idea di agevolare la digestione ci invita alla passeggiata. Sicuramente il buio della notte ha occultato i nuvoloni e l’aria di tempesta che invece incombeva sulla riviera Ligure, perché poco dopo rientrati in albergo, e dopo esserci seduti a fare due chiacchiere con Daniele Caluri e Mangiantini, fuori si è scatenato l’inferno. Pioggia, vento e grandine hanno cominciato a cadere e tempestare le auto fuori parcheggiate, triste preludio di quello che si sarebbe potuto manifestare il giorno dopo, confermando ciò che da tempo le previsioni meteo avevano sentenziato.
Il risveglio della mattina della domenica è stato anticipato dalla luce che filtrava dalle tapparelle non troppo serrate, è lo sbatacchiamento della vegetazione esterna annunciavano una difficile giornata per la manifestazione. L’albergo, pulito ma con caratteristiche d’altri tempi (e privo di riscaldamento classico e munito solo di convertitori di calore, segno evidente che è stato concepito solo per il periodo estivo e che aveva riaperto i battenti solo in previsione dell’apertura della stagione) è quindi piuttosto freddino, è una delle pecche della cittadina rivierasca, come in effetti gli organizzatori avevano ampiamente dichiarato, è il segno di scarsa volontà da parte degli operatori turistici della zona di aggiornare e rendere ospitali ma sopratutto competitive le proprie strutture turistico-alberghiere, atteggiamento molto rischioso se messo a confronto con località magari meno belle dal punto di vista paesaggistico ma piene di comfort e optional che oggi fanno la differenza in fase di selezione da parte della clientela turistica.
Dalla sala della colazione, con altri colleghi, facciamo previsioni su l’esito della giornata ma sopratutto sul come raggiungere la manifestazione, i dieci minuti a piedi sono impensabili, visti la pioggia (che pian, piano sta scemando) ma sopratutto un vento freddo e fortissimo di tramontana.
Decido di andare in macchina per agevolare la partenza del pomeriggio, e Alessio e Simona vengono con me, Ivan Calcaterra si è dovuto anticipare perché, il tapino, alle 10,00 aveva l’orario della sessione delle firme e, per quanto il tempo fosse inclemente, anche per i pochi avventori che ci sarebbero stati anzi, sopratutto per il rispetto del coraggio anche di quegli eventuali pochi, doveva presentarsi, decidendo di andare a piedi pur provando a chiedere all’organizzazione se era prevista una navetta.
Con l’aiuto del provvidenziale Dario Isopo, trovo un posto che solo gli albissolesi conoscono, vicino e comodo alla sala incontri, e poi mi dirigo al nostro spazio, dove Alessio e Simona hanno provveduto ad aprire, si fanno poche dediche, perfino troppe per il tempo ed il freddo, decisamente il clima ha danneggiato la manifestazione, e le strade sono ovviamente deserte, anche se per fortuna, almeno la pioggia è terminata.
Ci mettiamo a parlare con i pochi avventori che, vista la possibilità, si mettono a parlare con noi, mentre il sottoscritto termina le ultime dediche da fare.
Poi al Prana di nuovo a pranzo, e di fronte a noi, prima che ci venisse servita la prelibata libagione, abbiamo avuto modo di vedere una nave da crociera Costa, la Favolosa per l’esattezza, che in difficoltà perché intraversata aveva problemi ad entrare nel vicino porto di Savona, è stata agganciata da tre rimorchiatori e tra lo spumeggiare del mare e la potenza delle piccole imbarcazioni è stata fatta entrare nel porto in un piccolo fuori programma interessante e reso possibile da una giornata che se pur gelida oltre ogni previsione stagionale, però si stava illuminando allontanando almeno il pericolo pioggia.
Qui dal buon Tisselli sono venuto a sapere che il mio incontro con il pubblico per presentare il mio “Gli anni migliori”, era slittato di un’ora, e cioè dalle 15,30 alle 16,30 perchè, a causa di un allarme arancione sul territorio bolognese, l’amico Sergio aveva chiesto il cambio d’orario. Avrei voluto maledirlo, perché il pensiero della deviazione in Genova a causa del crollo del ponte Morandi, mi faceva temere una perdita di tempo maggiore in tarda serata, ma causa la forza maggiore, ho accettato obtorto collo l’imprevisto.
Il pomeriggio è stato identico alla mattinata, le strade e i vicoli deserti hanno vanificato almeno il 50% della manifestazione, e il pensiero è andato a Dario e Stefano e gli altri organizzatori che per un anno si sono dannati l’anima nell’organizzazione dell’evento, per poi venire mortificati solo perché la stagione ha deciso di fare i capricci e concedersi ancora delle giornate invernali.
Prima di iniziare la nostra smobilitazione, è arrivata Elena Pianta (collega di Nathan Never) col marito, accompagnati da Baiardo, un professore ma anche volontario dell’organizzazione, che le ha scritto la sceneggiatura di una storia per il mercato francese. A questo proposito ci eravamo sentiti per telefono per alcuni consigli che mi aveva chiesto e, vista l’occasione, era venuta proprio per mostrarmi il progetto e parlarne di nuovo di fronte a disegni ed impostazioni. L’occasione è stata simpatica anche perché con Elena non ci sono mai state molte occasioni d’incontro, sempre brevi e concise, non che qui abbiamo approfondito gran che, ma è sempre stata un’occasione simpatica in più, almeno per lei, ha potuto avere anche indicazioni utili da Simona ed Alessio, anche loro veterani della campagna francese.
Abbiamo cominciato a smontare le cornici in modo di partire subito dopo l’incontro, e poi carichi delle nostre cartelle, ci siamo avviati alla sala incontri, nel tragitto abbiamo incontrato Tisselli e Corteggiani ed Elena, che ci aveva raggiunti fin qui, si è fermata a parlare con François lui si, massimo esperto del mercato francofono. E qui ci siamo davvero lasciati.
A onor del vero temo sempre gli incontri, e non tanto per il faccia a faccia col pubblico anzi, quello mi diverte, amo sempre il confronto, temo i “deserti” fatti di sedie vuote e testimoni di un disinteresse che è più mortificante di un’offesa, anche se so perfettamente che non dipende da chi c’è, piuttosto dal disinteresse del medium e da autori che oramai imperversano ovunque e non sono più quel polo attrattivo che una volta era anche amplificato dalla loro “assenza”, per cui in quelle rare occasioni in cui si palesavano, erano eventi irrinunciabili. Adesso siamo ovunque, ci dividiamo le manifestazioni, imperversiamo sul web, pontificano con discorsi e prese di posizione, perché mai dovrebbero anche venire a sopportarci personalmente?
Ad ogni modo lo stupore non è poco quando di fronte a te molte sedie sono occupate e altre se ne occuperanno anche successivamente, pur tenendo conto del sempre valido trucco delle sedie che non devono mai essere molte, e così l’effetto “pieno” è garantito. Ma la platea ad ogni modo era confortante, cosa che di per sé mi ha messo di buon umore e, credo, abbia contribuito non poco al buon esito dell’incontro.
Dario Isopo, il sottoscritto e Marco Frassinelli, mediatore dell’incontro.
Altri momenti dell’incontro.
Ora, a me sembra che l’incontro non sia stato banale, e cioè a dirsi le solite cose trite e ritrite, perdonate la presunzione, cosa che dipende sempre dalle domande che ti vengono poste ed il buon Marco Frassinelli devo dire che è sempre molto preparato ed io, tra i mille difetti che ho, ma atterrito dal timore di essere banale e ripetitivo, cerco sempre di spiazzare e condire i miei interventi con quella verve da toscanaccio impenitente che talvolta strappa la risata allo spettatore. Insomma, alla fine mi pare che l’oretta trascorsa insieme non sia stata almeno noiosa.
Certo, tra tutti c’era quello che definiremo il signor X che si è seduto, e con lo sguardo fisso e un’unica espressione ha seguito tutto senza battere ciglio, sembrava un morto con gli occhi aperti, al che al successivo incontro non ho resistito ad andargli vicino per vedere se respirava e aveva ancora temperatura corporea e, pur constatando che era effettivamente vivo, non si era comunque mosso di un millimetro.
L’ho lasciato lì.
Non so se gli addetti alle pulizie il giorno dopo lo hanno rimosso insieme alle sedie.
Abbiamo salutati tutti e con Simona e Alessio ci siamo diretti alla macchina, li ho accompagnati al Park Hotel dove avevano la sua, e dopo baci e abbracci ci siamo salutati rimandando il nostro incontro ad Evreux, un festival che a fine agosto dovrebbe vederci protagonisti.
Albissola Comics è un festival piacevole, fatto per fumettisti ed appassionati del settore, senza appendici festaiole e ruffiane ma che, alla fine, al fumetto non aggiungono niente, se non spesso spazio e attenzioni. Non voglio fare il nostalgico e non stigmatizzo altre manifestazioni, i contributi e gli investimenti si attraggono con i successi di pubblico e relativi incassi e, c’è anche da dire, il tamburo mediatico è sempre attratto da numeri ed eccessi in ogni senso, ma viva Dio se ogni tanto c’è spazio anche solo per il Fumetto, quello fatto di carta, di china e di appassionati che non rinunciano a file e giornatacce di vento e pioggia solo per il gusto di incontrare, e ad Albissola si può, i loro beniamini.
Il traffico sull’autostrada è intenso ma scorre veloce, la deviazione che mi porta in città evitandomi il giro autostradale lunghissimo mi allunga i tempi di viaggio di molto poco, e alla fine in due ore e mezzo riesco a rientrare a casa, senza intoppi e con l’aiuto e la pazienza di Michele Medda (all’andata ho rotto le scatole a Marcello Toninelli), con il quale, conversando al Bluetooth, mi intrattiene facendo scorrere la polvere nella clessidra del tempo molto velocemente.
Sulle montagne retrostanti l’autostrada e perfino sulle Apuane le cime sono spolverate di neve, la temperatura si è abbassata e l’inverno sembra voler fare capolino di nuovo, in una stagione che sembra giocare a scacchi col calendario tra attacchi ed arrocchi.
Si chiude anche la parentesi Albissola, e torniamo premiati ma senza premio – il premio effettivo sarà recapitato a casa, la ditta che doveva consegnarlo nei giorni precedenti ha avuto problemi a causa delle ripetute festività- piuttosto soddisfatti perché mi sono divertito e sono stato insieme a gente simpatica, con Alessio e Simona è tutta una presa per il culo, per dirla alla Leopardi, ci sfottiamo e ridiamo in continuazione come sedicenni, e la cosa simpatica è che non ci conosciamo poi da molto, e questo capita quando con le persone riesci a connetterti su una lunghezza d’onda condivisa.
Comunque è andata, alla fine della prossima settimana c’è il Salone del Libro di Torino, sarà un’altra musica, altre dinamiche e altri amici, ma abbiamo qualche giorno per ricaricarci.
Non è poco.