Il tempo di rimanere qualche giorno a casa, e si riparte.
Questa volta la destinazione è Noci, una ridente cittadina in quel della Puglia, una regione che a dire la verità non conosco per niente e che, se il tempo regge (ma non ho molte speranze, viste le previsioni pessimistiche del web e degli esperti) mi piacerebbe, impegni permettendo, conoscere meglio.
Il Comics Zone è il festival che mi ha invitato, l’occasione è sempre scaturita dal 25ennale dell’uscita di Nathan Never in edicola, ma qui ho anche una mostra che getta uno sguardo non solo sull’Agente Alfa, ma anche su tutta la mia produzione autoriale, ho infatti inviato una trentina di tavole anche di Hasta la Victoria!, Di altre storie e di altri eroi e Voodoo Serenade.
A Noci non sarò solo, ritroverò con immenso piacere l’amico e collega Bepi Vigna, il cui nostro ultimo incontro è stata una imprevista quanto piacevole coincidenza in occasione del Salone del Libro di Torino di tre anni fa, Raul Cestaro, autore bonelliano invitato per la sua collaborazione con Dylan Dog, del quale invece ricorre il trentennale, Alessio Fortunato, disegnatore di Dampyr ed autore del manifesto del festival, ed altri professionisti che non conosco e che mi pare orbitino in sede locale.
Il manifesto all’ingresso della mostra al Chiostro delle Clarisse.
Con Bepi, si può dire che ho iniziato la mia carriera fumettistica professionale, sono infatti suoi i primi due racconti di Nathan Never sui quali ho lavorato e con i quali mi sono fatto conoscere, e per la precisione “Operazione drago” e “L’isola della morte”, rispettivamente il numero 3 e 4 della serie, una vita fa.
Enunciare tutti le memorie che smuovono ricordi come questi sarebbe un po’ come ricordare certi momenti dell’infanzia, e cioè una sequenza di immagini, sensazioni e addirittura profumi di un periodo ben più spensierato, che apriva una nuova stagione della mia vita, quella più peculiare alle mie passioni e che mi dava l’opportunità di entrare dalla porta principale in un mondo che sino ad allora avevo vissuto perifericamente come disegnatore, e poi solo da appassionato lettore.
Ricordo un periodo di incontri popolati di lettori famelici, giovani ragazzi che ci aspettavano come fossimo divi, festival dove centinaia di curiosi si accalcavano per ascoltare i nostri commenti, legioni di appassionati che vedevano in noi la nuova frontiera delle loro fantasie, gli artefici dei loro personaggi preferiti, in un interesse collettivo che sembrava aver contagiato un po’ tutto e tutti.
Noi siamo partiti così, di gran carriera e vivendo forse uno dei più bei periodi del fumetto italiano, quello in cui si passava dall’autore irraggiungibile, di cui si rammentavano le gesta ma impossibile da avvicinare, al periodo precursore dei social, dove gli autori cominciavano a fraternizzare con il pubblico, si concedevano in sessioni di firme, in chiacchiere confidenziali, in incontri in Fumetteria, raggiungibili e disponibili.
Si cominciava così a perdere quel l’effetto un po’ magico creato dalla distanza, e si creavano quelle sinergie a volte anche controproducenti scaturite dall’eccessiva vicinanza, l’annullamento di quel timore reverenziale che un tempo aiutava ad ammantare certi autori di mistero creando così il personaggio: stava finendo un epoca e ne iniziava un’altra.
Sull’oggi vi risparmio tutte le mie considerazioni, capite da soli che quando uno ha attraversato un periodo come quello appena descritto, è difficile che si rapporti anche in modo positivo a quello attuale, ma certo è che ogni decennio ha le sue controindicazioni, le sue difficoltà precipue, i condizionamenti con la situazione economica, culturale e sociale del tempo che sta vivendo, per cui anche solo fare parallelismi con il passato, per quanto ci venga facile, risulta inutile e pretestuosamente capzioso.
Insieme a Bepi Vigna.
A Brindisi ad aspettarci troviamo un simpatico autista: Angelo, che ci descrive le caratteristiche locali, dipingendole un po’ a tinte fosche, ma che in seguito saranno smentite da altre affermazioni molto meno pessimistiche. Il signore è un ex camionista che ci descrive una condizione lavorativa non ottimale ma che, a conti fatti, per certi versi ricalca un po’ quella di tutto il sud Italia e spesso anche a tutte le altre latitudini.
Noci, ci dicono abbia peculiarità enogastronomiche: buon vino, ottimi salumi ed un industria casearia di grande qualità, attraversiamo il centro ancora addobbato con le luminare per la festa del patrono San Rocco, festeggiato appena la settimana prima, ci porta al Santa Rosa Resort che è un B&B perfettamente ristrutturato con gusto, all’interno di uno stabile composto da molte unità abitative ma che, nella ristrutturazione, si sono trasformate in camera dai nomi singolari, una diversa dall’altra e con caratteristiche particolari.
La camere dell’orologio del Santarosa Resort.
Noi siamo nella camera dell’orologio, perché da una microscopica finestra aperta su un muro, s’intravede l’orologio e che campeggia sul campanile della chiesa vicina. Dalle finestre abbiamo una splendida vista sui tetti della cittadina dove un cielo a tratti plumbeo che incute una certa reverenza, preannuncia il forte acquazzone che da qui a poche ore si abbatterà sulla cittadina.
Alle 18,45 siamo attesi al Chiostro delle Clarisse, uno spazio ristrutturato e molto bello dove è allestita la mostra con i miei elaborati e le tavole di Raul Cestaro, uno dei due gemelli che si alternano su Tex e Dylan Dog, due dei talenti più limpidi della scuderia Bonelli, e dove al centro del chiostro è allestito un tavolo con delle sedie per l’incontro con gli autori.
Dobbiamo rilasciare due interviste a due televisioni locali, una delle quali è TeleNorba, la TV privata con più alti ascolti d’Italia: la giornalista si alterna tra una tavola di Nathan e una di Hasta la Victoria! e si produce in domande che alla fine non sono neanche troppo scontate, cosa da apprezzare, e l ‘intervista risulta piacevole, non resta che andare a controllare online il risultato a video. Poi è la volta di un’altra web-television locale (di cui non ricordo il nome), qui il giornalista è più pimpante, si mette tra noi e fa domande alternate ai due ospiti, azzarda un giro di originalità e mi verrebbe di farlo rientrare subito con una battuta al veleno, ma preferisco soprassedere, alla fine anche in questo caso l’intervista anche se un po’ più “Oh Yeah guys!” non risulta affatto male.
Si dà inizio all’ incontro, prende in mano il microfono Mariarosaria Lippolis, organizzatrice dell’evento, e devo dire che si destreggia molto bene tra domande, puntualizzazioni, coinvolgimento dei personaggi e conoscenza dell’argomento. È tardi ma le persone hanno la pazienza di aspettare, poi scopriamo in seguito che qui i negozi chiudono alle 21,00 e il loro “fare tardi” invece rientra nelle abitudini locali e siamo invece nella normalità, anche in questo caso l’incontro pare abbia avuto un suo interesse. Alla fine due parole toccano inevitabilmente anche al sindaco che si è sorbito tutto l’incontro con stoicità professionale, e poi le fotografie e i selfie di rito.
Poi, con gli organizzatori ci dirigiamo al “Boschetto” un locale molto rinomato nella zona e dove si mangia della tipica cucina locale, e mai scelta è stata più azzeccata, e dopo una mitragliata di antipasti della casa, con mozzarella nostrana e, salumi locali e caciotta e avvolte nel prosciutto, uno più buono dell’altro, una purea di favette con cicoria da leccarsi i baffi, ci siamo anche fatti un piatto di orecchiette integrali al sugo di pomodoro e basilico, chiudendo in bellezza con uno spumino locale ed un caffè. Il tutto è trascorso in tranquilla armonia, perfino troppa, infatti ci siamo accorti che alla fine eravamo rimasti solo noi come ultimi avventori, ma abbiamo anche registrato una grandissima professionalità di tutto il personale del locale che, con pazienza certosina, hanno aspettato i nostri comodi, salutandoci con un sorriso che rivelava un grandissimo rispetto verso i clienti, anche se spero sinceramente che le maledizioni voodoo che avranno fatto al nostro indirizzo non arrivino a destinazione, atteggiamento fin troppo comprensibile, dopo una dura giornata di lavoro, li capisco benissimo.
Adesso siamo in camera, ad un ora abnorme che cerchiamo di smaltire il tutto, meno male che domani si dorme.
L’intervista con TeleNorba.
Una pausa di riflessione prima dell’incontro.
L’incontro all’interno del bellissimo chiostro, con Mariarosaria Lippolis e Raul Cestaro.
La mattina è grigia ma non abbiamo impegni rilevanti fino al pomeriggio.
Si rinnova l’idea di fare un salto ad Alberobello, vera attrazione turistica sì, ma anche sito di interesse imprescindibile per chi capita da queste parti, andiamo perciò in strada e attraverso la disponibilità di Anna, che gestisce un negozio di iniziative turistiche, riusciamo attraverso un tortuoso percorso, a rintracciare Angelo, il simpatico pensionato che ci era venuto a prendere all’aeroporto e si era reso disponibile a portarci ovunque volessimo andare, ma di cui non avevamo il recapito telefonico. In pochi minuti ci incontriamo in Piazza Garibaldi e ci porta ad Alberobello, il cielo sempre grigio è, ma ancora non piove.
Ci lasciamo scendere nel bel mezzo della passeggiata della cittadina, e ci addentriamo tra le stradine che salgono tra i trulli che si ergono in tutta la loro originale architettura. Le strade sono piene di turisti che arrivano da ogni parte, si odono parlare lingue di ogni parte del mondo, è tutto uno scattare di foto, selfie e negozietti che vendono di tutto, da magneti, a cartoline, a piccoli trulli fatti a mano, vini, generi alimentari e chi più ne ha più ne metta, è un luogo turistico e rispetta in tutti i parametri del suo ruolo.
Visitiamo una chiesa fatta a trullo che però nella sua modernità non rispecchia quel l’interesse che ci saremmo aspettati, mentre invece basta tagliare per qualche stradina laterale, per vedere scorci davvero originali. Anche noi facciamo il nostro porco dovere scattando foto a raffica, come ogni turista che si rispetti, è bene lasciarsi cullare dalla banalità del ruolo.
Poi comincia a piovere, era inevitabile, nell’aria si respiravano gocce in sospensione e l’umidità apparteneva ad un clima che aveva voglia di sfogarsi.
Cerchiamo di ripararsi e tra un ballatoio e una galleria, finiamo sotto il tendone di un bar, ordiniamo un aperitivo e ci facciamo venire a prendere.
Alberobello.
Quello che c’era da vedere l’abbiamo visto, ed è ora di tornare a casa, tra l’altro Raul ci aveva chiamato e il rendez vous era all’“Antica Locanda”, rinomato ristorante del centro dove si producono degli ottimi piatti locali e pare gestito da un cuoco molto famoso e che collabora saltuariamente con il programma della Clerici, almeno così ci dicono.
Conosciamo anche Alessio Fortunato, collega e realizzatore del manifesto della manifestazione ci dirigiamo al ristorante dove beviamo un ottimo Primitivo e mangiamo piatti di una prelibatezza unica, una cosa è certa, se continuiamo di questo passo, ingrassiamo come porcelli.
Poi rientriamo in albergo, qui ci aspetta Bepi Vigna che nel frattempo è arrivato da Cagliari, con il quale dovremmo selezionare i vincitori di un concorso per giovani disegnatori delle scuole elementari e per categorie anche maggiori.
Dopo una breve chiacchierata sbrighiamo i nostri compiti da giurati e in seguito ci dirigiamo al Forum Boario, dove, a causa del maltempo, è stata spostata la manifestazione. Qui piove ed è freschino, e ci giungono notizie dalla Toscana dove ci dicono che là il caldo è ancora importante, quando in Puglia, all’estremità più a sud della penisola, c’è un freddo che ricorda il tardo settembre e, successivamente scenderà anche una nebbia umida che ti si infila nelle ossa.
Da non credere.
Dedichiamo pochi volumi, scambiamo quattro chiacchiere tra colleghi e realizziamo qualche disegno per chi, nonostante tutto si è dato da fare per organizzare l’evento ed si è dovuto anche sobbarcare l’onore del successivo spostamento.
Poi è la volta della premiazione dei concorrenti al concorso che aveva come tema “la famiglia”, chiamiamo sul palco i bambini/ragazzi/adulti premiati, motiviamo le nostre scelte e consegnamo i premi, certo, l’auditorium non è pieno ma a fare la differenza è Mariarosaria, la sua verve, il suo entusiasmo e l’energia che mette nel fare le sue cose ripaga chiunque gli stia vicino, ha parole giuste e un sorriso per tutti: è contagiosa.
Poi tutti a cena, ma separati, un disguido tra gli invitati obbliga gli organizzatori a dividerci, noi insieme a Bepi torniamo a l'”Antica Locanda”, ha ottimi piatti, è vicina all’albergo e ci va benissimo.
A cena io e Bepi uccidiamo Maura, mia moglie che, devo dire con stoica abnegazione ascolta le nostre chiacchiere che vertono e verteranno su un unico argomento: “il fumetto”, ma del resto è anche normale, io e Bepi ci vediamo così raramente, che le occasioni che capitano ci devono ripagare delle lunghe soste.
All’uscita dal ristorante, a tarda notte, ci ritroviamo dentro una nebbia degna di un villaggio scozzese, quando si dice che il tempo sta cambiando, non è affatto una previsione negativa, è il futuro che impone nuove regole e un ribaltamento di paralleli che parifica Glasgow a Noci.
La mattina dopo è illuminata da un sole che sembra abbastanza convincente, ma quando usciamo ci accorgiamo che sono apparse anche le nuvole, giusto a monito per non farci troppe illusioni, nel frattempo sono arrivate notizie che ci avvisano che a Bari una bomba d’acqua ha allagato la quattro corsie, segno che il tempo, incazzato da giorni, non ha finito di scaricare la propria rabbia.
La mattinata trascorre tranquilla, poche dediche, e più persone che fanno auspicare che la giornata sarà migliore della precedente, ed ognuno di noi lo spera, non fosse altro per ripagare gli sforzi e la dedizione degli organizzatori.
All’ora di pranzo ci dirigiamo tutti verso un agriturismo che ha solo noi come ospiti, e tra di noi c’è anche un certo Merluzzo, doppiatore e youtuber piuttosto famoso (per il resto del mondo, e sconosciuto per me) che presenterà il concorso dei Cosplayers. Il pranzo a menù fisso scorre tranquillo, e conversiamo amabilmente con Mariarosaria e Pietro, e alla fine del pranzo, invece di ritornare al Forum ci lasciamo portare in centro, arriva la cugina di Maura, Rita ed il marito, che ogni volta che si vedono, è un occasione degna del l’ascesa al soglio pontificio del nuovo papa.
Trascorriamo con loro almeno una mezz’oretta, non è molto, ma nell’economia delle due cugine, che hanno una frequenza d”incontro a cadenza decennale, è già qualcosa.
Poi ritorniamo a piedi al Forum, la navetta latita e noi abbiamo fretta, ma il festival è ben più vicino del previsto ed in dieci minuti arriviamo in loco, proprio nel momento clou del pomeriggio, la sfilata con conseguente premiazione dei magnifici ragazzotti mascherati, Merluzzo è tutto nel suo centro, e cioè con il microfono in mano, Raul Cestaro, che con un bieco sotterfugio noialtri infami colleghi avevamo cooptato a forza come giurato al concorso, tutto preso a decidere chi è il più bello del reame.
Io me ne torno in postazione e, per fortuna, cominciano ad arrivare delle dediche da fare, e fino a sera abbiamo avuto il nostro bel da fare.
Inutile negare che per i ragazzi accorsi alla manifestazione, nel pomeriggio piuttosto numerosi, il vero epicentro dell’evento è stata la sfilata dei Cosplayers, oramai più che la lettura, caduta in disuso, può l’edonismo del mostrarsi, camuffati, mascherati, ma protagonisti di qualcosa, è il terzo millennio che pretende da ogni suo rappresentante la popolarità, di pochi minuti, ma che siano visibili a tutti, poco importa cosa si faccia o chi siamo, l’importante è che il mondo ci veda.
A noi, divi decaduti del tempo che fu, non rimane che la magia del disegno, le nostre esecuzioni che dal bianco del foglio si trasformano in personaggi ancora fanno il loro effetto, causano stupori e meraviglie e inducono i passanti a fermarsi, osservarci per un po’ per poi andare oltre, sono pochi quelli che si soffermano per scoprire che quei disegni applicati a dei testi possono raccontare delle storie… solo un po’ di meraviglia e di ammirazione per noi che le facciamo, e poi via verso il palco dei Cosplayers.
I quattro pards da destra: Alessio Fortunato, Bepi Vigna, Raul Cestaro e me medesimo.
Al tavolo delle dediche, in altre parole, a lavoro.
A metà della mattina però, un episodio, a suo modo significativo, si avvicina un bambino che non avrà avuto più di otto anni, mi fa un paio di domande sui miei libri, e comincia a sfogliarli, con un interesse che va al di là della semplice curiosità infantile, si sofferma addirittura di “Di altre storie e di altri eroi” la graphic-novel, quella meno avventurosa è più intima delle mie storie. Poi si allontana per riapparire poco dopo con suo padre, un giovane padre sulla trentina, evidentemente il bambino l’ha trascinato per fargli scoprire il motivo del suo interesse ed io, che non amo interagire troppo perché non mi piace forzare l’acquisto ed essere invadente, sto a guardare con falso disinteresse. Ma poco dopo, mentre il bambino aveva cominciato a leggere una pagina di uno dei libri, il padre a forza, contro la volontà del figlio, dopo averli negato l’acquisto, lo trascina via, in modo piuttosto forzato.
Perché?
Ci lamentiamo dei ragazzi che non leggono e a te, che hai la fortuna di avere un figlio che ha il desiderio di farlo, lo trascini via? Neanche t’informi se il libro può essere adatto per la sua età, se ce n’è uno che puoi comprare… o è per il costo del libro stesso, che non concepisci l’interesse?
Allora forse si è perso davvero il valore della lettura, il valore dei libri, se perfino un genitore non ritiene importante la possibilità che il figlio possa amare la lettura ed assecondarlo per questo, ma che pretendiamo? Poi magari se il bambino sta tre ore a smanettare con lo smartphone non ti preoccupi perché sta calmo e tranquillo.
No, davvero non capisco o forse sì, ahimè, capisco perfino troppo bene.
Più tardi mi si avvicina un ragazzo, che a pochi metri da noi aveva esposto dei suoi disegni, che io dal tratto avevo già riconosco tra i partecipanti al concorso ma non lo avevamo fatto vincere perché la sua pagina a fumetti, con un disegno perfino migliore del vincitore e che faceva immaginare possibili progressi, ma con una tavola che era risultata troppo ermetica e contorta e della quale nessuno era riuscito a dare una interpretazione, eravamo perciò stati costretti a premiare il meno talentuoso, forse più banale nei concetti espressi, ma anche più chiaro nella lettura dell’elaborato.
Ma la venuta del ragazzo, che mi voleva coinvolgere in una specie di “storia a più mani” mi ha dato la possibilità di dirgli, cogliendo l’occasione, cosa pensavo di lui e del suo lavoro, che non era affatto male, ma rischiava per le sue contorsioni tipiche di chi vuol dire troppe cose ma non sa come farlo, di essere poco comprensibile.
Il fatto è questo: chi vuole comunicare con il disegno, ha il medium più adatto proprio nel fumetto, cioè nella sinergia perfetta che si crea tra testo e parte grafica, un modo questo, per interagire con il lettore instaurando un rapporto di complicità con lui. Il problema però è la capacità di trasmettere quello che si vuole dire in modo chiaro e diretto, e questo lo si fa con il mestiere, con la tecnica e con la capacità di trovare le vignette giuste per dare significato a ciò che vogliamo che l’altro comprenda, ed il “quid” sta tutto qui.
E siccome il ragazzo aveva le stesse caratteristiche oltre che una somiglianza fisica con un mio studente, animato dalle migliori intenzioni, mi sono messo a spiegargli questo concetto. Perché quando trovo un ragazzo, con una buona mano e che sente la necessità di esprimersi con il fumetto, sento quasi l’obbligo morale di aiutarlo dandogli i consigli che più mi sembra possano aiutarlo.
Spero così di essergli stato d’aiuto, ma cosa più importante, spero di averlo incoraggiato ad andare avanti.
Son fatto così.
Il bel gruppo di Noci, stretti dentro ad una cornice che riesce a contenerci tutti.
Comunque, giusto il tempo di ascoltare il bell’incontro organizzato per la promozione del libro di Becco Giallo “Ragazzi di scorta”, con Gian Marco de Francisco sulla storia degli agenti della scorta di Giovanni Falcone, falcidiati dalla Mafia, e mediato dal bravissimo Marco Laggetta, e poi dopo le foto di rito, tutti a magna’, ma stasera senza Raul, Alessio e consorti perché ripartiti per le rispettive dimore, e senza Pietro e Mariarosaria perché impegnati nel festival poiché dovevano attendere la fine della performance del gruppo “I ragazzi di Hokudo”, ma non chiedetemi chi sia ‘sto Hokudo perché rivelerei tutta la mia ignoranza e, a dire la verità, non conosco neanche “i ragazzi”. Salutiamo tutti, i meravigliosi ragazzi dell’organizzazione, sempre carini educati e con il sorriso sulle labbra, e sempre a disposizione dell’organizzazione alla quale hanno dato il loro supporto, ragazzi che sono un limpido esempio di una gioventù bellissima che fa sperare in un futuro migliore.
Noci praticamente finisce qui, ma non posso non sottolineare la passione, l’energia, la ferma convinzione, l’entusiasmo e potrei continuare fino al l’esaurimento degli aggettivi possibili per descrivere Mariarosaria Lippolis e suo marito Pietro, una coppia davvero unica, e vera anima e motore propulsivo dell’intera manifestazione, una manifestazione che non ha scopo di lucro ma che ha soltanto intenti di promozione culturale, il tentativo di promuovere il fumetto e le forme artistiche verso i giovani con lo scopo di sensibilizzare un territorio meraviglioso e ricco di storia.
Che dire, a volte noi autori, avviluppati in logiche soltanto editoriali e spesso un po’ ciniche, ci dimentichiamo degli sforzi che in piccole comunità, con entusiasmo e spesso soltanto animati dalla passione, ci sono giovani come Mariarosaria, Pietro, Mariano, Angela, Giuseppe, Noemi, Lisa e tanti altri che sicuramente dimentico che sono la speranza di un miglioramento, la consapevolezza che, come diceva il mai dimenticato Gene Wilder: “…si può fare”.
A volte basterebbe crederci un po’ di più, ma conoscere persone così cariche di simpatia, gentilezza ed educazione, ti rimette in pace col mondo.
Grazie a tutti per il bel soggiorno e spero davvero di essere stato all’altezza dei vostri sforzi.
Come avrete capito, di Noci e degli amici che ci abbiamo lasciato, conserveremo un bellissimo ricordo.